domenica 30 agosto 2009

10. DR: luci e ombre

Il sistema DR è come il gioco del poker: quattro giocatori si alzano dal tavolo e vi si siedono altri quattro, ma il gioco non cambia. Le regole del gioco della Seconda Repubblica sono quelle della Prima, e sono regole imposte dall’alto.
Forse è arrivato il momento di imboccare una nuova Terza via: la DD.

9. Uno Stato DR: l’Italia

L’Italia è un paese oligarchico che vuole passare per paese democratico.

8. La Terza via

L’espressione «Terza via» non si riferisce ad un'unica e ben determinata teoria politica, ma comprende diverse proposte avanzate allo scopo di consentire il superamento di un sistema politico, quello DR, che è ritenuto obsoleto e incapace di affrontare con successo le sfide del mondo contemporaneo.

7. Welfare State DR

La DR è come un sistema di mercato, dove, in cambio di un welfare state, molti cittadini sono ben disposti a cedere col voto la propria sovranità ad altri e a rinunciare alla partecipazione politica.

6. Il Referendum in Italia

La nostra Costituzione ha previsto l’istituto referendario più per apparenza che per convinzione. In realtà, il referendum è entrato nella scena politica per cause fortuite e oggi non è ben visto dai governi e dai partiti, che fanno di tutto per boicottarli, riuscendovi. Da oltre dieci anni, infatti, i referendum sono stati dichiarati nulli per mancato raggiungimento del quorum.

5. Democrazia referendaria

Referendum non significa democrazia. Il vero obiettivo per una democrazia non è quello di praticare il referendum, ma quello di formare cittadini democratici, ovvero cittadini capaci di usare la propria testa in modo autonomo e responsabile. Se questi ci sono, allora un eventuale r. rientrerebbe fra le pratiche democratiche; se questi non ci sono, nessun r. potrà mai realizzare una democrazia. Finché non ci saranno sufficienti cittadini democratici, i r. rischiano di ridursi a nient’altro che a temibilissime armi nelle mani dei potenti, che si servono del «popolo» per legittimare il proprio potere. È una storia antica, che si ripete. Una volta il potere veniva legittimato da Dio, oggi dal Popolo. In entrambi i casi, Dio e Popolo non c’entrano un bel niente: essi fungono semplicemente da strumento della volontà dei potenti. La sostanza non cambia.

4. I partiti

Il partito politico moderno origina dalla diffusione dei fermenti rivoluzionari del XVIII secolo, che decretano il tramonto dei regimi autocratici e la trasformazione dei sudditi in cittadini, e si afferma nel momento in cui al ricco signore aristocratico, il cui potere poggia su un vasto seguito di servitori e clienti, subentra il politico di professione, il cui potere poggia sul consenso elettorale.
Il partito ha la sua ragion d’essere nella riconosciuta mancanza di valore degli individui e del popolo.
Benché gli studiosi vadano affermando che la principale funzione del partito sia quella di conquistare voti, in realtà, il partito altro non è che l’atto attraverso il quale si sancisce l’incapacità radicale delle persone e del popolo di curare i propri interessi.
Secondo l’apparenza, i partiti sono espressi dai cittadini a garanzia dei propri interessi. In realtà, essi sono strutture verticistiche e, in quanto tali, essi rispondono più agli interessi degli eletti che a quelli degli elettori.
Oggi si parla di crisi dei partiti, e a ragione. A mio giudizio questa crisi è strutturale e senza possibilità di ritorno, perché il suo superamento presupporrebbe di rimettere al centro della scena politica la persona accreditata delle capacità di cogliere i propri reali interessi, accordare cioè fiducia ai cittadini, ma, così facendo, crollerebbero i fondamenti ideologici del partito stesso, ossia l’inettitudine aprioristica dei cittadini, e, crollando il fondamento, crollerebbero anche i partiti.

3. I modelli DR

Nessuna formula DR (maggioritaria, proporzionale, mista) è in grado di soddisfare tutte le parti sociali, perché tutte queste formule sono votate a legittimare una società duale.
I sistemi DR non potranno mai accontentare tutti, perché l’unico modo di farlo sarebbe quello dar voce a ciascun cittadino o almeno garantire ad ogni persona l’effettivo godimento dei propri diritti democratici, ma questo la DR non lo vuole, perché significherebbe rinnegare se stessa e la propria vocazione alle disuguaglianze sociali.

2. Sopra e Sotto, Destra e Sinistra

Destra e Sinistra rappresentano i due modi prevalenti e alternativi di interpretare la società duale. La Destra è favorevole al mantenimento dello status quo e i suoi sostenitori prendono il nome di «conservatori». La Sinistra è orientata al cambiamento e i suoi sostenitori prendono il nome di «innovatori» o «progressisti».
Oggi non è facile operare una netta distinzione fra Destra e Sinistra, ma, comunque le si vogliano vedere, è un dato che né la Destra né la Sinistra riescono a superare il fenomeno della società duale e a produrre una società, in cui sia risolto tanto il problema della povertà quanto il problema della ricchezza.

1. Un Mondo duale

È da oltre cinquemila anni che l’uomo è abituato a vedere in ogni società un «sopra» e un «sotto», un livello superiore e uno inferiore, una minoranza dominante e una maggioranza dominata, e questo quadro è divenuto per lui così familiare da sembrargli un fatto normale, naturale, ineluttabile.
Anche nei «civilissimi» paesi DR si possono distinguere agevolmente due livelli di cittadinanza: quello dei cittadini-rappresentanti, che sono accreditati delle qualità necessarie per assumersi responsabilità di governo, e quello dei cittadini-comuni, che si ritiene sprovvisti di quelle qualità; quello dei cittadini agiati, che sono liberi di impostare e seguire il proprio progetto di vita, e quello dei cittadini indigenti, ai quali non resta il tempo per occuparsi d’altro che di sopravvivere; cittadini di serie A e cittadini di serie B.